martedì 31 gennaio 2017

La casa tonda di Louise Erdrich

“Le donne non si rendono conto di quanto gli uomini fanno assegnamento sulla regolarità delle loro abitudini. Noi assorbiamo nei nostri corpi i loro andirivieni, nelle nostre ossa i loro ritmi. Il nostro polso è regolato sul loro, e come sempre in un pomeriggio festivo si attendeva che mia madre cominciasse a scandire i minuti che ci separavano dalla sera. E così, come potete capire, la sua assenza fermò il tempo.”

La vita del giovane Joe - tredici anni e tre amici, Angus, Cappy e Zack - viene sconvolta di colpo. Una domenica la madre Geraldine esce di corsa dopo aver ricevuto una telefonata e torna tardi, sanguinante e sfigurata dai lividi, scampata alla morte per un soffio: qualcuno l'ha aggredita e stuprata, poi ha tentato di darle fuoco. È riuscita a fuggire, ma da quel momento non è più la stessa: passa le giornate a letto, rifiuta il cibo, non parla; non racconta neppure che cosa sia accaduto.
La casa diventa un luogo carico di ansia, un edificio con al centro un vuoto; l'assenza della madre, che vegeta al piano di sopra, tormenta Joe ed il padre, il giudice Coutts, e li travolge in un altalena di rabbia e sconforto. Joe, insofferente di fronte alla apparente passività dei genitori, si mette alla ricerca di indizi attorno alla 'casa tonda', luogo in cui è avvenuto l'aggressione: il terreno nei dintorni è in parte sotto la giurisdizione della 'riserva indiana' alla quale appartiene la famiglia di Joe, in parte è compresa all'interno di un parco del governo federale. Le indagini sono bloccate in partenza: un 'bianco' non può essere accusato dalle leggi della riserva.

Seguendo le tracce di un legal-thriller e allo stesso tempo di un romanzo di formazione, Luise Erdrich narra la vita quotidiana e la precarietà di una riserva indiana nel Nord Dakota, tra difficoltà burocratiche ed economiche, violenze e impasto di culture. Joe e i suoi giovani amici crescono tra cattolicesimo e tradizioni tribali, storie di fantascienza (Star Trek, dal quale sono tratti i titoli dei capitoli) e racconti degli anziani che finiscono sempre per parlare di sesso e di famiglie allargate in ogni modo possibile.
La crescita di Joe avviene attraverso lo scontro con i genitori, attraverso la paura e la rabbia, gli amici ed il sesso; il ragazzo si muove di continuo, da una famiglia all'altra, da un amico all'altro, dal vecchio sciamano al parroco ex-marine; l'ansia di capire, di trovare il colpevole per rimettere le cose a posto non gli dà tregua. Il male del mondo gli è piombato addosso in un momento e fatica ad accettare che niente sarà mai più come prima, ha dovuto assaggiare la mela avvelenata della conoscenza ed il paradiso è perduto per sempre. Dovrà fare i conti con il mondo qual è, tra ingiustizie ed errori e violenze indicibili; riempire il vuoto lasciato dalla madre madre e dal padre, per ritrovarli quando sarà carico di errori quanto gli altri adulti che ha attorno.
Il controverso rapporto tra legge e giustizia è qui narrato in una delle situazioni in cui la distanza è grande: il romanzo di Louise Erdrich è soprattutto testimonianza, denuncia dell'impunità che ha lasciato tantissime donne delle riserve indiane abusate e abbandonate dalla legge in quello che Amnesty International ha definito nel 2009 'labirinto di ingiustizie'
Il ritmo non sempre trova un suo equilibrio, ma il ritratto che esce degli uomini delle donne della riserve è ricco è pieno di vita, divertente e commovente. Vale la pena di conoscerli.

'Non puoi capire se uno è indiano da una serie di impronte digitali. Non puoi capirlo dal nome. Non puoi capirlo nemmeno da un rapporto della polizia locale. Non puoi capirlo da un ritratto. Da una foto segnaletica. Dal punto di vista del governo, l'unico modo in cui puoi capire se uno è indiano è quando guardi la storia di quella persona....essere un indiano è, per molti aspetti, un incubo burocratico

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