domenica 24 giugno 2012

polli

Il mio compito non era solo spennare i polli, ma anche sviscerarli. Incidergli il culo in modo da allargarlo un po', infilarci la mano dentro, agguantare le viscere e tirarle fuori. Odiavo quell'operazione. Era nauseante e disgustosa, ma andava fatta. Ecco cosa imparavo da mio padre e cosa mi piaceva imparare da lui: si fa quel che va fatto.

Philip Roth, Indignazione

venerdì 22 giugno 2012

il destino

Uno dei brani più famosi di Kafka sulla spiaggia



Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell'alba. Perchè quel vento non è qualcosa che arriva da lontano, indipendente da te. Quel vento sei tu. perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l'altro. Non troverai né sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo. Devi immaginare questa tempesta di sabbia.

martedì 19 giugno 2012

Enrico Deaglio, La banalità del bene - Storia di Giorgio Perlasca


"Lei che cosa avrebbe fatto al mio posto?". Questo è l'incipit che Enrico Deaglio ha scelto per raccontare l'incredibile storia di Giorgio Perlasca, commerciante padovano nato nel 1910 il quale, nell'inverno del 1944, bloccato a Budapest dalla seconda guerra mondiale, riuscì a strappare allo sterminio migliaia di ebrei ungheresi destinati alla deportazione verso i campi di concentramento, spacciandosi per il console spagnolo. Era stato un entusiasta fascista, aveva combattuto in Abissinia ed in Spagna come volontario per Franco: di fronte all'orrore dei "treni della morte" di Adolf Eichmann decise di rischiare la sua vita e ingannando tedeschi e ungheresi organizzò "case-rifugio" e procurò documenti falsi. "Perchè non potevo sopportare la vista di persone marchiate come animali. Perchè non potevo sopportare di veder uccidere dei bambini".

Cees Nooteboom, Rituali



Il giorno che Inni Wintrop cercò di suicidarsi, le azioni della Philips erano a 149,60. E' lo sconcertante inizio di un libro ricchissimo di riflessioni, personaggi e situazioni: Rituali, dell'olandese Cees Noteboom, pubblicato ad Amsterdam nel 1980 e ora tradotto in italiano da Fulvio Ferrari per l'Iperborea, racconta le strane vicende di Inni Wintrop, così battezzato dai genitori in onore dell'architetto inglese Inigo.

Il centro del mondo,Karahasan Dzevad


Dietro le palpebre chiuse, ho visto come Sarajevo, così distrutta e così amata, amata come mai prima d'ora, si sollevava da terra, iniziava a volare e volava via, volava là dove tutto è placido e beato, volava nella più profonda interiorità della realtà, là dove può essere amata e sognata, là dove ci può ridare la luce di una percezione di senso e di scopo.

Colette, Il mio noviziato


Tengo il libro in una scatola di legno intarsiato, dalla chiusura complicata. La apro solo ogni tanto, quando ho bisogno di farmi un regalo. Di regalarmi pietre preziose. Soprattutto nei giorni in cui mi sembra di scivolare nel disordine - quello infecondo della sciatteria - sento il bisogno di vestirmi, per un attimo, da regina e di adornarmi il capo e le dita di rubini e diamanti. Perchè questo sono per me le parole di Colette. Dure e colorate e preziose, adatte a guarire nei momenti di scoraggiamento. Parole per i tempi della disperazione. Pochi libri, ho trovato finora, da poter collocare in uno scrigno, da tenere sul comodino o nel cassetto: i miei libri sacri.

venerdì 15 giugno 2012

Bellezza e fragilità

Daniel Mendelsohn
Bellezza e fragilità





"La parola "critico", che tende a lasciare un sapore vagamente amarognolo nella bocca della cultura contemporanea ... deriva, per via indiretta, dal termine greco classico krino: giudicare. Criterio è un'altra parola che ha la stessa derivazione" 

omicidi olandesi

Entrambi i libri sono legati all'Olanda. Olandese è l'autore di Villetta con piscina, diventato famoso con La cena. Amsterdam è invece il titolo del romanzo di MC Ewan, che trova la sua conclusione nella capitale. In entrambi i libri lo spunto è l'eutanasia; uno dei diritti di cui più si discute in Europa diventa in queste storie un nuovo metodo per compiere un assassinio. Si potrebbe parlare di cinismo, cifra con la quale i due autori vengono spesso collegati; una visione dell'uomo nei suoi istinti più bassi a partire proprio da uno dei paesi emblema delle grandi battaglie per la dignità umana - la dignità del morire in questo caso. Come dire che non esiste cultura, civiltà, moralità che non abbia sempre un suo doppio nella miseria umana. i sentimenti dei protagonisti.
Villetta con piscina   Amsterdam

giovedì 14 giugno 2012

Dance, dance, dance (Haruki Murakami)



Dance, dance, dance di Haruki Murakami. è il primo libro che ho letto di questo famoso scrittore ormai da tempo diventato un culto. In realtà tempo prima avevo letto un suo lavoro autobiografico L'arte di correre; non riuscendo ancora ad avvicinarmi a Murakami scrittore avevo cercato un contatto con l'uomo. Le riflessioni di Murakami mi avevano molto interessato: ho sempre ammirato la disciplina e la detreminazione e la vita di Murakami è un esempio di entrambe le cose. Per avvicinarmi ad un romanzo ho aspettato comunque ancora un anno; in un meso particolarmente freddo e noioso mi sono detta che era il momento di leggere qualcosa di “importante” e così, praticamente a caso, ho preso in biblioteca Dance, Dance, Dance (Dansu, dansu, dansu). Tra le altre riflessioni del saggio l'arte di correre, una in particolare mi aveva commosso e mi aveva fatto scattare una scintilla: ad un certo punto, mentre corre, Murakami viene superato da un gruppetto di ragazze. Vanno più veloce di lui, sono giovani, hanno un passo deciso e d elstico, la loro corsa comunica sicurezza; Murakami vede in questa scena quello che lui non potrà mai essere, il senso di sicurezza, di forza, di vittoria. Uno che nella vita non farà mai goal senza fatica, ma sempre e solo dopo infiniti sforzi.