Casa è forse il più 'difficile' dei tre romanzi: si narra del ritorno a Gilead dopo vent'anni di Jack, figlio del reverendo Boughton che vive accudito dalla figlia minore, Glory, anche lei tornata dal padre dopo una storia sentimentale finita male. La vicenda si svolge quasi interamente all'interno della casa, teatro di dialoghi e silenzi, di movimenti di apertura e chiusura, dell'eterno confronto tra padri e figli, bisogno di fuga e nostalgia, il desiderio doloroso del ritorno.
Jack torna, dopo vent'anni, come Ulisse; resuscita, come Lazzaro; ritrova la via di casa, come il figliol prodigo. Ma cosa accade quando ritorna colui che tanto abbiamo desiderato poter rivedere, stringere a noi? E cosa accade se il figliol prodigo ritorna ma sbanda ancora, ancora sfugge, ancora non trova il modo di aiutarsi e farsi aiutare?Il linguaggio della Robinson, che insegna scrittura creativa, deve molto a Flannery O'Connor e agli scrittori del sud degli USA, ma l'autrice considera la Bibbia un testo fondamentale della nostra letteratura e del nostro pensiero: chi possiede il linguaggio della Bibbia è in grado di parlare con le eco di infinite generazioni, ha detto in un'intervista.
Non lo so, ma certo l'eco della sua scrittura è potentissimo: tutto viene suggerito e sfumato, con una laconicità ed un distacco che esaltano l'empatia e l'amore per i personaggi: Lila e Jack, più degli altri, hanno il fascino, la grazia e la bellezza di chi è stato a lungo perso e non trova un luogo che la propria anima possa chiamare casa.
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