martedì 3 gennaio 2017

Casa di Marylinne Robinson


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Ho concluso la lettura della trilogia di Marylinne Robinson con Casa, per sbaglio. Intendevo seguire l'ordine di pubblicazione ma mi sono confusa, non so come. Questo per dire che non importa, i tre romanzi possono essere letti in qualsiasi ordine, anche se io terrei comunque per primo Gilead. Ho già scritto di Marylinne Robinson e non la voglio fare troppo lunga: mi ha incantato, commosso e toccato in un modo meraviglioso. Ho amato il reverendo Ames, il vecchio Boughton, Glory, Lila e Jack. Lila e Jack, soprattutto, i due misteri, i due enigmi, i due outsider della comunità calvinista del paesino sperduto in cui, siamo attorno agli anni '50, si vive in un tempo sospeso, lontano da quel che accade nel mondo, immersi in una quotidianità dove non accade quasi mai nulla.


Casa è forse il più 'difficile' dei tre romanzi: si narra del ritorno a Gilead dopo vent'anni di Jack, figlio del reverendo Boughton che vive accudito dalla figlia minore, Glory, anche lei tornata dal padre dopo una storia sentimentale finita male. La vicenda si svolge quasi interamente all'interno della casa, teatro di dialoghi e silenzi, di movimenti di apertura e chiusura, dell'eterno confronto tra padri e figli, bisogno di fuga e nostalgia, il desiderio doloroso del ritorno.
Jack torna, dopo vent'anni, come Ulisse; resuscita, come Lazzaro; ritrova la via di casa, come il figliol prodigo. Ma cosa accade quando ritorna colui che tanto abbiamo desiderato poter rivedere, stringere a noi? E cosa accade se il figliol prodigo ritorna ma sbanda ancora, ancora sfugge, ancora non trova il modo di aiutarsi e farsi aiutare?
Il linguaggio della Robinson, che insegna scrittura creativa, deve molto a Flannery O'Connor e agli scrittori del sud degli USA, ma l'autrice considera la Bibbia un testo fondamentale della nostra letteratura e del nostro pensiero: chi possiede il linguaggio della Bibbia è in grado di parlare con le eco di infinite generazioni, ha detto in un'intervista.
Non lo so, ma certo l'eco della sua scrittura è potentissimo: tutto viene suggerito e sfumato, con una laconicità ed un distacco che esaltano l'empatia e l'amore per i personaggi: Lila e Jack, più degli altri, hanno il fascino, la grazia e la bellezza di chi è stato a lungo perso e non trova un luogo che la propria anima possa chiamare casa.




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