martedì 3 gennaio 2017

Boy, Snow, Bird di Helen Oyeyemi


Il libro inizia con il raccontare la storia di Boy, una ragazza di Manhattan, che dopo aver sopportato per vent’anni le angherie del padre sadico, il Rat Catcher, scappa di casa, prende il primo autobus per finire in una piccola cittadina del Massachusetts.

L’ultimo romanzo di Helen Oyeyemi, Boy, Snow, Bird, è un retelling molto particolare della classica fiaba di Biancaneve, ambientato negli Stati Uniti negli anni in cui era ancora dominante la discriminazione razziale.
Qui, disorientata, finisce in una pensione con un gruppo di altri giovani donne e troverà lavoro in una libreria gestita dalla imperiosa signora Fletcher, frequentata tra l’altro da un gruppo di ragazzi di colore che talvolta saltano la scuola per leggere i libri esposti.
Nonostante alcuni screzi iniziali, Boy finirà per sposare Arthur Whitman, vedovo e già padre di una bambina, Snow, che riscuote l’ammirazione incondizionata di tutti.
Alla nascita della figlia di Boy e Arthur, Bird, verrà a galla il terribile segreto della famiglia Whitman, cosa che costringerà la madre ad allontanare Snow per mandarla a vivere con dei parenti in Mississippi.
Da qui il focus si sposta sulla vita delle due sorellastre, le quali, nonostante la loro separazione, intesseranno un forte legame.

La prima parte del romanzo, incentrata su Boy, mi è piaciuta più delle altre, se non forse la parte finale, che si fa più coinvolgente e accattivante.

Il romanzo, comunque, nel suo complesso, è molto bello e deliziosamente scritto, una sorta di storia familiare vista e vissuta attraverso occhi femminili di una madre-matrigna, la figlia adottiva e la figlia naturale.

E se il tema della famiglia è uno dei nuclei del romanzo, esso è presupposto anche per suggerire il tema del riconoscimento di sé, della propria appartenenza e radici.

Le tre protagoniste, infatti, hanno questo in comune: devono scoprire le proprie origini, accettare il proprio passato, comprendere se stesse per arrivare alla consapevolezza, per cercare il proprio posto nel mondo e (ri)tessere i legami familiari – perché dal proprio mondo, alla fine, non si può sfuggire né scappare per sempre e conoscerlo, accettarlo, è la via per diventare una persona completa.
Nella narrazione questo torna, in maniera quasi ossessiva, grazie al simbolo degli specchi, del vedersi (o non vedersi) in uno specchio, quasi lo specchiarsi sia strumento di vera autoconsapevolezza, che non sempre dà le risposte volute, ma indizi sul percorso interiore da seguire per capire se stessi.

L’autrice mirabilmente, soprattutto nell’ultima parte del libro, riesce a sovrapporre triangoli di relazioni (la principale, tra Boy, Snow e Bird, ma non solo) in questa ricerca, suggerendo che esiste una possibilità di redenzione da un passato doloroso di abbandono e ingiustizie, dalla perdita di identità.

Un romanzo molto interessante, dallo stile notevole, che mette in luce ancora una volta la bravura di questa autrice.

Un romanzo molto interessante, ricchissimo di spunti, forse non tutti ben sviluppati; per dirla con Stephen King, forse era necessaria una più accurata individuazione delle ossa, dei temi centrali, che tendono a disperdersi. Questo non toglie valore alla direzione in cui si muove il lavoro di Helen Oyeyemi, giovane scrittrice britannica: il romanzo indaga le figure stereotipate delle fiabe, in particolare Biancaneve, per mettere in movimento gli stereotipi (di genere, prima di tutto) e vedere cosa succede. Cominciamo dalla matrigna, di cui ci viene raccontata la storia, dalla sua infanzia e adolescenza con un padre violento, l'Acchiappa-Ratti, che sembra godere delle propria crudeltà nel torturare le bestie che cattura e nel picchiare la giovane Boy; a vent'anni la ragazza fugge e senza alcun progetto inizia da capo in una tranquilla cittadina. Conosce un uomo e lo sposa senza esserne innamorata, nella totale incapacità di fare scelte con discernimento; segue un istinto per il quale non trova parole e il suo matrimonio sarà una lunga strada di conoscenza e di sfide, spesso simboleggiate dai doni del marito creatore di gioielli: bracciali a forma di serpente, cavigliere come catene. Boy è una donna forte, è fuggita da ben altre violenze e non si lascia incantare da serpenti e monili che imprigionano; ma è Snow che la ipnotizza, la bellissima bambina che Arthur ha avuto dalla prima moglie, Julia. Una bambina bellissima, adorata da tutti, dalla quale Boy è attratta come da un destino ma che dovrà allontanare alla nascita di Bird, sua figlia 'naturale', per proteggerla da tanta grazia. Tra specchi che non riflettono completamente le immagini, sorellastre che si alleano, matrigne intelligenti e madri perfide, segreti nascosti e identità negate e poi svelate, gli ingredienti ci sono tutti per una narrazione appassionante sull'essere donna, madre, matrigna, moglie, amante, lavoratrice appassionata. Forse non ci siamo ancora del tutto ma auguro ad Helen Yoyemi una lunga carriera: a lei e alle donne che diffidano degli specchi, che si affezionano ai ragni e ai serpenti e che indagano testardamente alla ricerca della propria identità.

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