lunedì 22 luglio 2013

I Melrose di Edward St Aubyn

I MELROSE di Edward St Aubyn
I Melrose, di Edward St. Aubyn, è un ciclo narrativo composto di cinque romanzi: Non importa, Cattive notizie, Speranza, Latte materno e At Last, non ancora tradotto in italiano.
Romanzo di formazione di un rampollo di nobile famiglia inglese racconta le sofferenze di Patrick a partire da un'infanzia segnata dalla violenza sadica del padre e dall'assenza della madre, annientata dal marito e persa nell'alcolismo. I romanzi concentrano in un breve momento delle diverse fasi della vita di Patrick il resoconto della sua lotta per trovare un po' di pace dalla disperazione e dal rancore dei quali è prigioniero. A vent'anni si trova perduto in una passione distruttiva per l'eroina (le altre droghe, l'alcool e il sesso fanno da corollario all'unico suo grande amore, la siringa con la sostanza prediletta); a trentanni, disintossicato, cerca a fatica di trovare un senso e una direzione in un mondo popolato di snob dementi, ridicoli e generalmente sadici; nell'età matura lo ritroviamo sposato e padre di due figli ma non ancora pacificato: la rabbia e la depressione sono ancora con lui e la lotta per liberarsi dal passato non è ancora riuscita.
La storia di Patrick è straziante, per la sofferenza che riesce a trasmettere e allo stesso tempo divertente, per l'ironia con la quale l'autore riesce a raccontare personaggi e situazioni. St Aubyn alterna grandi capacità descrittive a profonde riflessioni psicologiche, in una storia che brilla di intelligenza e di uno sguardo penetrante. L'assenza della madre è il grande tema attorno al quale ruota la vicenda: una madre che lascia spazio al sadismo del padre senza riuscire a proteggere il figlio, una madre ritrovata nell'amore per l'eroina, una moglie che lo abbandona quando si immerge nell'amore per i figli. Infine una madre che lo disereda, in nome di una filantropia ridicola e insensata.
Un livello altissimo di scrittura, una ricchezza di riflessioni rara: agghiaccianti le pagine sull'abuso subito dal padre, meraviglioso il racconto sul rapporto con le droghe, bellissima la nascita del figlio dal punto di v ista del neonato.

martedì 12 marzo 2013

I treni di Kees Popinga

Ho riletto L'uomo che guardava passare i treni, dopo molti anni. Non ricordavo assolutamente nulla - e mi sono chiesta ancora una volta perché leggo, se non per una compulsiva spinta alla fuga. In un qualche modo, comunque, qualcosa si muove al di là del mio controllo. Ho scelto di rileggere la storia di Kees Popinga senza motivo, o almeno senza rendermi conto di averne. Adesso rifletto: leggo di un uomo in fuga proprio nei giorni in cui mi interrogo sul mio uso della lettura come evasione. E leggo di Popinga in giorni in cui le serata davanti alla stufa, con maman che ritaglia le figurine ed i figli che fanno i compiti li sento vivi e reali intorno a me nella loro opprimente e calorosa presenza. La fatica quotidiana di essere persone "a posto", comperare qualche bell'oggetto come simbolo del nostro essere in una buona posizione: poche cose, ma buone. La voglia di tagliare tutti gli ormeggi ed andare alla deriva, per scoprire se si è ancora vivi.
Ma il povero Popinga, nella sua lucida follia, non si rende conto di essere davvero in uno stato di shock e di diventare davvero paranoico. E' convinto di aver trovato, in qualche modo, la sua vera natura. Crede di essere sempre stato qualcosa di diverso dal personaggio che aveva perfettamente rappresentato. In questo lo sentiamo vicino, nella difficoltà di rimanere a casa, la sera, mentre ci sono treni che passano nella notte.