lunedì 2 gennaio 2017

Lila di Marylinne Robinson

Lila è un romanzo meraviglioso, una delle cose più belle che io abbia mai letto. Il perché non mi è del tutto chiaro e cercherò di capirlo meglio scrivendo qualcosa, come sempre.
Il ritmo del racconto, il respiro della scrittura sono uno dei misteri più profondi del raccontare: la musica di un testo è qualcosa che da sola è capace di aprire il cuore in molti modi; e la traccia sonora di Lila (della scrittura della Robinson in generale) introduce ad una dimensione che coincide con il tema profondo del romanzo, che è il tema della salvezza e della grazia: si potrebbero scrivere con le maiuscole, Salvezza e Grazia, perché la lingua sulla quale si modellano i pensieri di Lila è quella della Bibbia e delle letture che ne fanno il reverendo John Ames e la giovane Lila. Ma non è necessario perché la protagonista non è credente (non so se lo sia la Robinson ed io non lo sono) ma tutto il suo percorso è una ricerca di salvezza dallo smarrimento, dal groviglio di rabbia e paura che cova nel cuore, da una vita che niente le ha lasciato se non un coltello affilatissimo con il quale qualcuno è stato ucciso. Lila lo porta sempre con sé, testimone e pungolo che le ricorda cosa sia la vita, cosa sia stata la sua vita e cosa aspettarsi dal futuro: guai, nient'altro che guai, soprattutto se ci si avvicina agli altri.
Quando Lila giunge a Gilead non ha niente ed entra per la prima volta in una chiesa per ripararsi dalla pioggia: alla luce delle candele il suo sguardo incontra quello del predicatore Ames, che ha il doppio dei suoi anni, una grande forza e un'infinita gentilezza. Nessuno è più lontano di loro, eppure un 'miracolo' li rende visibili l'uno all'altra, come se il mondo fosse scomparso per un attimo e fossero rimasti solo loro, smarriti e addolorati in mille modi diversi, a guardarsi dicendosi: non ti conosco, non so chi sei, eppure ti conosco da sempre'.
Una storia d'amore in cui quello che importa non ha niente a che vedere con l'innamorarsi (anche se ci si innamora): Lila e il vecchio, come lei lo chiama, si amano con tutta la diffidenza e le cautele che sanno necessarie: conoscono tutti lutti, gli abbandoni, i pericoli dei legami e camminano su quel filo sottilissimo che separa l'illusione dalla rinuncia barcollando senza mai cadere. Rimangono su quell'invisibile traccia, dove si sa che tutto quel c'è sarà spazzato via dal vento è proprio per questo il calore di una presenza ha la magia di una grazia.
Non sono riuscita, sicuramente, a dare un'idea della ricchezza del romanzo: ma leggetelo, davvero, se cercate qualcosa che punta all'eternità.

(Altrimenti ne scrivo ancora, ancora più a lungo. Siete avvertiti ;))

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