martedì 29 settembre 2015

Chi ti credi di essere? di Alice Munro

Botte da re. La promessa arrivava da Flo. Adesso te le prendi, e saranno botte da re.

Indugiando sulla lingua di Flo, l’espressione si caricava di decorative gualdrappe. Rose aveva un bisogno di immaginare le cose, di pedinare assurdità, che superava anche quello di tenersi lontano dai guai, perciò, invece di prendere la minaccia sul serio, si perdeva a rimuginare: ma come saranno le botte da re? Si inventò un viale alberato, una folla di spettatori eleganti, dei cavalli bianchi, degli schiavi neri. Qualcuno si inginocchiava e il sangue schizzava copioso come stendardi al vento. Una cerimonia selvaggia e stupenda. Nella vita vera neanche si avvicinavano a tanto splendore; c’era giusto Flo che tentava di conferire all’evento un’aria di rincresciuta ineluttabilità. Rose e suo padre invece varcavano subito la soglia del presentabile.

Un incipit perfetto per una raccolta di racconti (legati tra loro a formare la storia di una vita) che trova un perfetto equilibrio tra scorrevolezza, ricercatezza lessicale, attenzione al dettaglio, aperture metaforiche, vita individuale e storia collettiva. Rose è una ragazzina dell'Ontario cresciuta dal padre e dalla matrigna Flo, nella campagna canadese ai tempi della grande Depressione. Un ambiente molto povero, materialmente e culturalmente, dal quale ben presto Rose vuole fuggire, alla ricerca di un mondo più vicino a lei per sensibilità. Riesce ad allontanarsi dal paese grazie allo studio e ad un marito; il matrimonio le conferisce uno status di donna indipendente e benestante, molto prima di quanto avrebbe mai fatto lo studio. Non è un matrimonio felice ma grazie ad esso Rose diventa madre, lavora, conosce ambienti culturalmente più stimolanti: gli anni settanta si avvicinano e il desiderio accende le vite dei giovani di tutto il mondo occidentale. Ogni passo di Rose la porta sempre più lontano dal “topos” in cui è cresciuta; trasformare un'adolescenza povera in materiale per aneddoti divertenti è il suo modo per rimarcare il distacco dal passato ma anche per segnare una distanza rispetto ai nuovi amici, che sono intellettuali e benestanti dalla nascita. Rose si diverte a scandalizzare gli anticonformisti riuniti alle feste raccontando di latrine inaffrontabili e di violenze incestuose, di botte da re e furti di caramelle: non ero infelice, risponde di fronte ai volti che passano dal riso alla commiserazione.
Imparare a sopravvivere, non importa a costo di quante precauzioni e vigliaccherie, di quali paure e brutti presentimenti, non è la stessa cosa che essere infelici. E' troppo interessante”.
Il matrimonio non funziona, come era chiaro fin dall'inizio, fin dal loro primo incontro nel quale il giovane Patrik si innamora di lei immaginandola come la “fanciulla in ambasce” che ogni valoroso cavaliere ha il dovere di proteggere. Ma Rose è una ragazza in difficoltà intelligente, piena di vita e di desiderio e il suo bisogno di “pedinare assurdità” supera sempre “quello di tenersi lontano dai guai”.
Rose si guardava allo specchio e pensava: moglie, fidanzata. Che belle parole dolci. Come potevano adattarsi a lei? Era tutto un miracolo; tutto uno sbaglio. Era quello che aveva sognato; non era quello che aveva desiderato”

Il percorso dei racconti si chiude con il ritorno a casa, per occuparsi dell'ormai anziana Flo che deve essere portata in una casa di riposo. E' un ritorno che chiarisce, dopo tanto tempo, che per quanto Rose sia andata lontano (è divorziata, lavora come attrice per il teatro e la tv, vive sola ma ha avuto diversi amanti) il suo “nocciolo di onestà” è ancora lì, nell'impossibilità di tradurre in parole la sensazione che prova nello stare vicina ad un vecchio compagno di classe. “Che cosa poteva dire di Sé e di Ralph Gillespie, se non che sentiva vicina la vita di lui, più vicina di quella di uomini che aveva amato, una tacca sopra la propria?”

Alice Munro, attraverso i flussi e riflussi della marea dei ricordi, ripercorre la storia di una donna di bassa estrazione sociale: non sarebbe stata la stessa storia, se fosse stata la storia di un uomo o di una donna più ricca. Generi e classi sociali esistono e la Munro sa mostrarci tutto, questo e tutto il resto che ci accomuna. 

Nessun commento:

Posta un commento