
"Sapeva di avere la stoffa dei fanatici e dei pazzi, e di esser sfuggito al suo destino quasi con la sola forza d
i volontà. Si teneva ritto su una linea sottilissima, tra la pazzia e il vuoto"
Il vecchio Mason è morto e il giovane Francis Marion Tarwater si trova a decidere della propria vita, barcollante sotto il peso dell'eredità che ha ricevuto. Il prozio l'ha cresciuto nella folle convinzione di essere destinato a diventare un profeta; gli ha lasciato anche due incarichi: seppellirlo il giorno in cui terminerà la sua esistenza terrena e battezzare il piccolo Bishop, figlio del maestro Ryber, nipote del vecchio e zio di Tarwater. Il bambino è nato con un grave ritardo mentale e secondo l'opinione del vecchi Mason, la mano di Dio l'ha voluto così proteggere dalla razionalità sulla quale il maestro Ryber ha fondato la propria vita, dopo aver passato l'infanzia con il nonno ed aver rifiutato una vita di folle fanatismo.
Il giovane Tarwater non seppellisce il vecchio, ribellandosi così al primo dei compiti che gli erano stati affidati e fugge a casa del maestro Ryber. Cerca aiuto? E' preda dell'ossessione trasmessagli dal nonno e vuole battezzare Bishop. E' un ragazzino allo sbando, scontroso, arrabbiato, diffidente. Il maestro lo accoglie come un'occasione: un figlio “intelligente” da crescere nell'equilibrio e nella razionalità. Ma Tarwater sembra non ascoltarlo e non perde occasione per mostrare il suo disprezzo per lo zio e per il piccolo Bishop. Il maestro è tutta teoria, pensa Tarwater, ma io so agire. L'azione ci sarà, terribile e altamente simbolica della fede e della sfida del ragazzo; ma la vita lo costringerà a subire lui stesso violenza e da questa distruzione nascerà qualcosa di nuovo.

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