domenica 13 settembre 2015

Il cielo è dei violenti di Flannery O'Connor

Flannery O'Connor, Il cielo è dei violenti, 1960 (Einaudi 1965 e di nuovo 1994)

"Sapeva di avere la stoffa dei fanatici e dei pazzi, e di esser sfuggito al suo destino quasi con la sola forza d
i volontà. Si teneva ritto su una linea sottilissima, tra la pazzia e il vuoto"

Il vecchio Mason è morto e il giovane Francis Marion Tarwater si trova a decidere della propria vita, barcollante sotto il peso dell'eredità che ha ricevuto. Il prozio l'ha cresciuto nella folle convinzione di essere destinato a diventare un profeta; gli ha lasciato anche due incarichi: seppellirlo il giorno in cui terminerà la sua esistenza terrena e battezzare il piccolo Bishop, figlio del maestro Ryber, nipote del vecchio e zio di Tarwater. Il bambino è nato con un grave ritardo mentale e secondo l'opinione del vecchi Mason, la mano di Dio l'ha voluto così proteggere dalla razionalità sulla quale il maestro Ryber ha fondato la propria vita, dopo aver passato l'infanzia con il nonno ed aver rifiutato una vita di folle fanatismo.
Il giovane Tarwater non seppellisce il vecchio, ribellandosi così al primo dei compiti che gli erano stati affidati e fugge a casa del maestro Ryber. Cerca aiuto? E' preda dell'ossessione trasmessagli dal nonno e vuole battezzare Bishop. E' un ragazzino allo sbando, scontroso, arrabbiato, diffidente. Il maestro lo accoglie come un'occasione: un figlio “intelligente” da crescere nell'equilibrio e nella razionalità. Ma Tarwater sembra non ascoltarlo e non perde occasione per mostrare il suo disprezzo per lo zio e per il piccolo Bishop. Il maestro è tutta teoria, pensa Tarwater, ma io so agire. L'azione ci sarà, terribile e altamente simbolica della fede e della sfida del ragazzo; ma la vita lo costringerà a subire lui stesso violenza e da questa distruzione nascerà qualcosa di nuovo.

Tre uomini soli in lotta tra di loro e con sé stessi; e un bambino, gravemente ritardato, oggetto delle loro apprensioni e proiezioni. Un libro durissimo, una storia agghiacciante, una follia così lontana che fatico a comprendere. Ma una profondità che, condivisa o meno, non si può non ammirare: c'è poco da fare, i livelli esistono e qui siamo parecchio al largo. Non essendo credente e conoscendo pochissimo di teologia ho sicuramente capito metà della metà di quello che racconta Flannery O'Connor, fervente cattolica (così viene definita), che ha vissuto nella zona sud degli Stati Uniti chiamata “cintura della Bibbia” per la prevalenza di cultura cristiana evangelica. Prima dei trentanni le viene diagnosticata una malattia autoimmune degenerativa, della quale morirà prima dei cinquantanni. Una vita solitaria in una fattoria dove allevava pavoni, sua grande passione. Una vita di studio e scrittura e rapporti epistolari. Un altro mondo, insomma, lontanissimo..

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