venerdì 25 settembre 2015


 “La dipendenza non è bella dopo i vent'anni. Una riservatezza da ostrica era quanto ci si aspettava da chi aveva i suoi anni, una riservatezza crescente che sarebbe culminata nella dignità della morte. Dopo i quarant'anni, il lutto, la malattia, lo spavento e le conseguenti richieste di attenzione erano cose mal tollerate. Si supponeva che uno a quell'età avesse ormai trovato il suo posto nel mondo, e, se così non era, il mondo ignorava quel fallimento, lo relegava nell'angolo che a suo avviso gli competeva.”
Il lungo sguardo, di Jane Elizabeth Howard, racconta a ritroso, attraverso cinque atti che vanno dal 1950 al 1929, l'educazione sentimentale di una ragazza introversa, intelligente e abbandonata a se stessa da una madre infantile ed un padre assente. Il suo primo amore le fa aprire gli occhi su una realtà di menzogne e silenzi e così, priva di qualunque appiglio emotivo, si trova in balia di un affascinante e misterioso marito, manipolatore a tratti crudele ma capace di trattenerla a sé per una vita intera.
Ma il romanzo inizia dalla fine, quando Antonia, oramai raggelata nell'autocontrollo disciplinatissimo che si è imposta negli anni, deve affrontare contemporaneamente le nozze del figlio, la gravidanza della figlia e l'abbandono del marito. Ed è proprio Mr Fleming il personaggio centrale di questa prima parte del romanzo: affarista di successo, “concentrato su se stesso con una sorta di ferocia mirata”, ha coltivato una sensibilità raffinata e nello stesso tempo ha accumulato denaro e conoscenze il cui vero scopo è esercitare il proprio potere sulle persone. 
Con una scrittura impeccabile e una distanza a tratti glaciale l'autrice racconta dal punto di vista della moglie un matrimonio complesso nel quale desiderio, odio, rabbia e dipendenza si mescolano e si alternano. Il personaggio di Antonia si aggiunge alla lunga lista di donne intelligenti che devono lottare per affermarsi, spesso proprio contro uomini che dicono di amarle mentre tentano di controllarle: la crudeltà di Mr Fleming ricorda Osmond di Ritratto di signora, David Melrose di Edward St Aubyn, il marito di Colette de Il mio noviziato.
 Lo sguardo di Elizabeth Jane Howard ripercorre a ritroso a partire da quella infelicità la storia di Antonia, fino a narrare le illusioni della giovane Toni ancora innocente. E a partire dalla fine comprendiamo meglio quello che Antonia è diventata, sviluppando una difesa orgogliosamente raffinata, reazioni composte, abbigliamento curato, schermaglie verbali come opere d'arte: dentro è il caos, la rabbia che a volte diventa davvero distacco.
Non è un romanzo facile, il freddo è a tratti feroce e respingente: ma l'onestà priva di luci diffuse con la quale Antonia guarda se stessa e alle relazioni apre squarci su personalità difficili e fuori dalle norme, anche grazie ad un uso delle parole preciso, intelligente ed affilato come una lama.
Si dice che l'opera dovrebbe avere vita a sé, distaccarsi dall'autore: ma in questo caso è impossibile: troppo noti il terzo marito di E.J. Howard, lo scrittore Kingsley Amis e il famoso figliastro, Martin Amis. E comunque, per tutta la vita, E.J. Howard continuò a scrivere e riscrivere storie su madri in competizione con le giovani figlie, uomini che necessitano di un palcoscenico, donne orgogliose ma dipendenti dallo sguardo maschile: le sua storia, le sue famiglie. Le sue passioni, mai sfociate in una serena                                                                                                           convivenza.

“Eccolo, dunque: il punto di non ritorno. L'istante estremo in cui una figura distante che viene verso di noi diventa riconoscibile, ci vede e viene vista; il punto da cui non si recede e bisogna per forza incontrarsi, soffrire o godere o manifestare la reciproca indifferenza. Lui era venuto lì per incontrarla e, nell'istante in cui si erano separati dalla folla, l'incontro era avvenuto. Quella notte si svegliò, e tutta la sua vita sembrò culminare in quel risveglio, tutto il senso dell'esistenza embrò concentrasi nel suo essere profondamente e irrevocabilmente innamorata”.

Elizabeth Jane Howard tra Martin e Kingsley Amis

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