domenica 13 settembre 2015

Revolutionary Road

"Il disperato vuoto. Cielo, c’è un sacco di gente che la parte del vuoto l’ha capita. … Ma nessuno ha mai detto disperato, era lì che ci mancava il coraggio. Perché forse ci vuole una certa dose di coraggio per rendersi conto del vuoto, ma ne occorre un bel po’ di più per scorgere la disperazione"

Quanto ci fanno arrabbiare, April e Frank? Quanto ci fanno soffrire April e Frank Wheeler? Una  giovane coppia di innamorati  sogna una vita "diversa" e si ritrova intrappolata in una deliziosa casetta tipicamente borghese, in una vita conforme alle aspettative dei tempi: lui trova un lavoro, lei si occupa dei figli, cercano di curare il giardino e di mantenere accesa, in qualche modo, la fiammella del desiderio, dell'emozione, della libertà. Ci sono libri, a casa loro (tutti quei libri che non serviranno a niente, scrive Yates a un certo punto), le loro conversazioni sono (cercano di essere) brillanti e ciniche e appassionate ma non c' è niente da fare: sono in trappola, la vita fa il suo corso e chiude possibilità, nebulizza sogni, spegne gli incendi dell'immaginazione. A pagare il prezzo dell'illusione in modo definitivo sarà April, che non ha, a differenza di Frank, nessuna possibilità di fuga: ci sono i figli, ma non bastano. Ci vorrebbe un lavoro, ci vorrebbe un amante decente, ci vorrebbe la soddisfazione di indossare la camicia giusta guidando l'automobile giusta, un riconoscimento da parte del capo tanto disprezzato: Frank tutto questo ce l'ha e forse comincia a bastargli. Ma April è sola in casa, con le sue fantasie che nessuno capirebbe (tranne un pazzo, che infatti c'è e la capisce). E nelle sue visioni non ci sono vie d'uscita indolori.

Straziante e doloroso, Revolutionary Road ci racconta la sofferenza della vita che ci scappa di mano e di quella parte di noi che non trova consolazione.

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