domenica 13 settembre 2015

Lo scherzo di Kundera

"Mi fanno schifo le persone che provano un sentimento di fratellanza perché hanno scoperto, l'una nell'altra, la medesima bassezza. È una fratellanza viscida, alla quale non ambisco."

Una rilettura che mi ha coinvolto ancora. Pubblicato nel 1967, primo romanzo di Milan Kundera (quello dell'Insostenibile leggerezza dell'essere,  ricordate il tormentone di Quelli della notte?), racconta la storia di Ludvik Jahn e della sua (tentata) vendetta. Ludvik, giovane universitario ai tempi del regime cecoslovacco, invia per scherzo una cartolina ad una compagna di studia nella quale ironizza sull'ottimismo e sullo spirito sano tanto cari allo spirito del tempo. Il fatto stravolge la vita del ragazzo, costretto a lasciare gli studi e a prestare il servizio militare in miniera, circondato da persone lontane a lui per interessi e visione del mondo. Uno strappo dolorosissimo, una perdità di identità che lo fa barcollare e cercare conforto nell'unica visione di bontà che incontra, la dolce e passiva Lucie.
Tornerà a casa solo molti anni dopo, deciso a consumare la sua vendetta ma il dolore non trova consolazione quando tutto intorno il mondo è cambiato e i nemici di ieri sono diventati sconosciuti.
Avvertenza: ci sono parti piuttosto noiose sulla musica popolare morava (con tanto di citazione dei testi) ma rimane un gran libro, abitato dallo sforzo di dare un senso a quello che ci cade addosso.

"...quella strana convinzione che le vicende che mi capitano abbiano un senso ulteriore, significhino qualcosa; che la vita con le sue vicende racconti qualcosa di sé, ci sveli gradatamente qualche suo segreto, stia davanti a noi come un rebus il cui senso è necessario decifrare, e le vicende che viviamo siano la mitologia della nostra vita e in questa mitologia stia la chiave della verità, e del mistero. Si tratta forse di un inganno? È possibile, è addirittura probabile, ma non riesco a sbarazzarmi del bisogno di decifrare continuamente la mia vita."

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