lunedì 31 luglio 2017

Una storia nera di Antonella Lattanzi


Per funzionare, funziona. E' costruito molto bene, mantiene un ritmo costante (affannato, come un respiro spezzato) e svela un particolare dopo l'altro con giusto equilibrio, tenendo il lettore allacciato alla storia grazie alla tecnica più sfruttata del mondo: ma cosa è successo? chi è stato? Perché il romanzo di Antonella Lattanzi ha la struttura di una detective story, senza che compaia nessun investigatore (ma ci sono il giudice, gli interrogatori e la stampa che alimenta l'interesse morboso per la cronaca nera).
Il materiale su cui lavora Lattanzi è il rapporto malato di una coppia, la violenza del marito, i figli cresciuti in quella atmosfera di pericolo costante e legati al padre da un amore ambiguo ma fortissimo, alla madre da un amore protettivo e a volte inquieto. Il padre scompare e il cadavere viene ritrovato in una discarica, l'ultima ad averlo visto è la moglie, o forse l'amante, oppure il figlio. Il meccanismo si mette in moto e ci trascina da una vita all'altra, con il carico di dolore che si trovano a gestire.
Un ennesimo buon prodotto, che va benissimo, per carità. Ma siamo lontanissimi, sia chiaro, dalla....letteratura come arte? 
(per correttezza vorrei dirvi che i commenti che ho letto in giro sono positivi, a volte anche molto)

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