lunedì 31 luglio 2017

Una famiglia americana di Joyce Carol Oates




 Ma quanto è radicato il sogno americano della Famiglia Felice realizzata in amore e laboriosità protestante? Quanto ancora è vivo nella cultura di un paese perchè i suoi migliori scrittori sentano il bisogno di colpirlo, metterlo alla prova, vederlo distrutto?


I Mulvaney sono una tribù composta da genitori, quattro figli e numerosi animali (cavalli, cani, gatti, uccellini) che vivono in una grande fattoria nello stato di New York in un clima di caloroso e allegro caos. I genitori, Corinne e Micael John, ancora giovani ma emancipati dalle difficili famiglie di origine, si innamorano nel momento in cui insieme salvano un’anatra in difficoltà - quello sarà per sempre il momento fondante della loro unione. Gli slanci di Corinne (testardi, a volte ridicoli) e la solidità di Michael costruiscono la fiaba e la fanno vivere fino al giorno in cui il male non entra nelle loro vite. Accade qualcosa a Marianne, l’unica figlia femmina, la luce dei loro occhi, quella che aveva loro rubato il cuore più di tutti gli altri fratelli. E tutto si sfalda. Le miserie vengono alla luce, la prova non viene superata. Se si tratta di sopravvivenza del più forte, allora bisogna mostrarsi più forti, picchiare, minacciare, gridare; oppure scomparire e non lasciarsi contaminare dalla sconfitta; non entrare in acqua per aiutare l’animale in difficoltà, girarsi dall'altra parte per non vedere. Qual è la scelta vincente, per sopravvivere? Il perdono è un opzione accettabile o un’assurda fantasia masochista alimentata dalle fiabe cristiane?
Joyce Carol Oates, classe 1938 (in questi giorni in Italia), scrittrice di una quarantina di romanzi e di opere di altro genere, ha pubblicato Una famiglia americana nel 1996: il romanzo è considerato uno dei suoi capolavori. Il tema della violenza, in particolare il tema della violenza sulle donne, è spesso al centro dei suoi lavori. Ha una scrittura che cattura, un ritmo in crescendo che prende alla gola e non molla la presa. Confesso che sono spesso diffidente nei suoi confronti e mi tengo un po’ a distanza. Ma la famiglia Mulvaney mi ha davvero conquistata: mi sono arrabbiata e mi sono commossa. Una pastorale americana in versione leggermente pop? Forse. Leggetelo, sì. Decisamente sì.

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