lunedì 31 luglio 2017

All'ombra delle fanciulle in fiore di Marcel Proust

L’amore per Gilberte, figlia di Odette e di Swann, veduta per la prima volta in una delle passeggiate ‘dalla parte di Swann’, associata per sempre ai biancospini, al profumo del vento, alle fantasticherie riguardo Odette, elegantissima arrampicatrice sociale, che Swann aveva sposato proprio quando il suo amore per lei era cessato. L’amore come fraintendimento, come autoinganno, come reazione a qualcosa che sfugge, incapace di vedere davvero la persona che ne diviene l’oggetto. L’incanto per le cerimonie della società, il desiderio di entrare in contatto con un mondo diverso - gli artisti, lo scrittore Bergotte e l’attrice Berma. La delusione, ogni volta, nel confronto tra l’immaginazione e la realtà. Il bisogno di capire, capire di più. I distacchi vissuti come morte, le novità che portano angoscia. L’abitudine come ritorno al rassicurante mondo stabilizzato e non più pericoloso. Il mare, Balbec, la luce, le luci, il mare, il mare, il mare. Il pittore Elstir, tramite per vedere una nuova realtà (arte che educa alla vista): e infine le fanciulle, il polipaio multiforme, l’attrazione diffusa per quel caos primigenio di giovinezza, salute, occhi ridenti, ciocche di capelli, brezza marina. Il mutare di ogni cosa, ogni persona, di noi stessi e dei nostri pensieri e ricordi, il mutare incessante che ci impedisce di afferrare la realtà nel momento in cui la si vive, il bisogno di ricostruirla, di ripensarla, renderla eterna attraverso la sua rappresentazione.

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