lunedì 31 luglio 2017

Svegliare i leoni di Ayelet Gundar-Goshen



' Non le piaceva pensare così, ma lo pensava. Che erano meno svegli e più rancorosi. Che erano patetici perché avevano perso e pericolosi perché avevano perso, due cose che sembrano inconciliabili, ma in realtà non lo sono.'

Eitan Green, brillante neurochirurgo, si è stato appena trasferito con la famiglia nella cittadina di Beer Sheva, vicino al deserto; quando ha scoperto che il suo superiore (e maestro) accettava bustarelle lo ha ingenuamente denunciato al primario, ma la punizione ha colpito lui. La rabbia per la vicenda non lo ha ancora abbandonato, è stato costretto ad abbandonare il cuore della città per ritrovarsi in un luogo in cui la polvere si infiltra in ogni cosa. E' un uomo rigoroso, di principi saldi, eppure disprezza la povertà che lo circonda e rimpiange la metropoli, il centro, le comodità, il prestigio. Tutta quella polvere non la sopporta proprio e lavarsi le mani è per lui più di una necessità igienica; ha bisogno di sentirsi incontaminato, sterilizzato. 
Una notte, dopo venti ore di lavoro, invece di tornare a casa decide di concedersi una cavalcata in fuoristrada su una pista che gli è stata segnalata ed è qui che investe un uomo, un eritreo, sicuramente clandestino. L'uomo ha il cranio fracassato ed Eitan non ha dubbi: morirà entro breve e nessun intervento lo potrebbe salvare. Sono soli, lui e il moribondo, nel deserto lunare; l'eritreo non ha scampo ed Eitan decide velocemente di salvare e stesso e la propria famiglia dalle indagini, dalle accuse, dalle possibili ripercussioni sulla propria carriera. Torna a casa, si infila a letto e dorme a lungo. La mattina dopo alla sua porta trova una donna nera, con il suo portafogli in mano: lo ha visto, sa cosa è successo e in cambio del silenzio pretende da Eitan aiuto per curare alcuni clandestini in un garage. Eitan accetta e la sua vita si trasforma in un incubo di bugie e di orrore, di rabbia e disperazione. La donna richiede continuamente la sua presenza, i pazienti sono sempre di più, bambini uomini donne, feriti ammalati trascurati; li cura e li detesta e odia la donna che lo costringe a quello sforzo. Non è la pietà che si risveglia in Eitan, ma la presa di coscienza che quegli uomini e quelle donne esistono: questa volta non può rimanere pulito, non può lavarsene le mani.
Romanzo a tema che riesce ad evitare il rischio di essere troppo didascalico, anche se le parti più sentite mi sono sembrate quelle che descrivono le sfumature dei rapporti familiari, con quell'attenzione al nucleo marito-moglie-figli sempre ben raccontato nella narrativa israeliana.
Ayelet Gundar-Goshen, scrittrice israeliana, affronta il tema dello 'straniero' evitando il territorio più narrato del conflitto con gli arabi, forse per allargare lo sguardo ad una dimensione più generale: come (non) vediamo gli altri se questi potrebbero mettere in crisi il nostro consolidato benessere . La povertà e la sporcizia, i disgraziati, quelli che il fiume della storia ha trascinato in giro come detriti, spesso fanno proprio questo, senza volerlo: ci chiedono chi siamo, quali sono i nostri valori.

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