lunedì 31 luglio 2017

Elegia americana di Jack Vance


"Qui vi racconto la vera storia della mia vita, ed è la ragione per cui ho scritto questo libro. Voglio che la gente sappia cosa vuol dire arrivare quasi a perdersi, perché può succedere a tutti. Voglio che sappia come vivono i poveri e qual è l'impatto psicologico che produce la povertà spirituale e materiale sui loro figli. Voglio che capisca cosa ha rappresentato il sogno americano per me e la mia famiglia."

Il grande successo di 'Elegia americana' di Jack Vance è strettamente legato alla sua natura ibrida tra memoir e riflessione sociologica, che ha portato la critica statunitense ad etichettarlo come libro indispensabile per capire come gli USA sono arrivati alle elezioni di Trump. J.D. Vance dichiara apertamente qual è lo scopo del suo libro: raccontare come vivono i milioni di proletari bianchi di origine scozzese e irlandese i cui antenati erano braccianti, poi mezzadri o minatori, poi meccanici od operai. In antitesi ai WASP, gli eroi di Vance vengono chiamati hillbilly (buzzurri, bifolchi), redneck (colli Rossi) o white trash (spazzatura bianca). Con dichiarato orgoglio di appartenenza Vance racconta di una comunità alla deriva, diffidente verso ogni diversità ma con un profondo attaccamento alla famiglia e alla patria; la recessione industriale ha portato nel mondo degli hillbilly un altissimo tasso di disoccupazione, una endemica diffusione della droga e una conflittualità di coppia che determina divorzi a ripetizione, botte tra genitori alcolizzati, interventi della polizia che caricano sull'auto uno dei genitori, sotto gli occhi dei vicini e dei figli, abituati a scene di quel tipo.
Elegia americana non è un romanzo, Vance ha un'ambizione diversa, quella di capovolgere l'ottica con la quale si guarda al problema. La grave disoccupazione degli hillbilly non ha, a suo parere, un rapporto inevitabile con il pessimismo e la disperazione dei suoi amici e familiari (la madre di Vance ha avuto una lunga storia di tossicodipendenza e di instabilità familiare): io ce l'ho fatta, dice Vance, sono entrato alle Yale ed ora ho un buon lavoro, una bella casa, una moglie due cani; le difficoltà esistono, ma l'atteggiamento disperato e deresponsabilizzato di tanti 'poveri' non è giustificabile, anche se comprensibile; Vance punta il dito sugli atteggiamenti che rendono la situazione peggiore di quanto non sia già, come la pretesa di essere sostenuti dal welfare, di potersi permettere di perdere un lavoro, di acquistare più di quanto ragionevole. Sono tutti temi cruciali in questo periodo della nostra storia (la storia di un 'occidente' che vede aumentare le cifre della povertà) e Vance dice la sua, in modo semplice (semplicistico?): io ce l'ho fatta, anche grazie ad alcuni sostegni (una nonna durissima che spesso imbracciava il fucile), e voi cosa state aspettando?

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