venerdì 5 agosto 2016

L'altra figlia di Annie Ernaux

Scritto breve, un testo autobiografico che prosegue il lavoro di Annie Ernaux sulla memoria dei precedenti, Gli anni' e 'Il posto'. Se ne 'Gli anni' la memoria privata e personale lasciava spesso spazio alla memoria collettiva, ne 'Il posto' Annie Ernaux si è avvicinata alla sua storia individuale e ha raccontato della sua famiglia e del suo distacco dalla classe sociale proletaria nella quale era cresciuta con la scrittura  'oggettiva' che utilizza; la Ernaux preferisce fotografare un oggetto o un modo di parlare piuttosto che dar spazio ai sentimenti. In 'L'altra figlia'racconta una vicenda davvero sorprendente e inquietante, un silenzio che suoi genitori hanno mantenuto per tutta la vita: lei lo ha saputo in modo indiretto, da bambina, ma poi non ne hanno mai parlato. I genitori avevano avuto una figlia, prima di lei, morta a sei anni di difterite. Non le hanno mai detto niente, credendo sicuramente di fare bene, di non darle un carico di tristezza troppo grande. Hanno tenuto per loro il dolore e hanno chiuso fuori la secondogenita dalla prima triade, escludendola da un elemento fondamentale della loro storia. Ma neanche lei ha indagato, non ha mai chiesto niente e solo a distanza di tanti anni - così scrive - ha deciso di mettersi di fronte a questa assenza. Un lavoro sulla memoria che si avvicina al tema del rimosso senza mai lasciarsi andare troppo: la scrittura della Ernaux è 'fredda', funziona per sottrazione, per immagini precise.
Mi ha ricordato 'Dora Bruder di Modiano perché è allo stesso modo la ricerca di un fantasma del quale si hanno pochissimi indizi. Ma in questo caso il fantasma è un 'doppio' dell'autrice e non ho potuto fare a meno di chiedermi quanto possa essere potente avere alle spalle un tale segreto.
Per cortocircuito, avendo appena letto Mi chiamo Lucy Burton ' di Elizabeth Strout ho pensato anche alla storia di Lucy, e al tempo in cui si chiudono i conti in sospeso con i propri genitori.

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