mercoledì 31 agosto 2016

Il resto di niente di Enzo Striano

'Il resto di niente', pubblicato nel 1986 dopo una difficile vicenda editoriale, è un romanzo storico incentrato sulla figura di Eleonora de Fonseca Pimentel, nobile portoghese cresciuta a Roma e vissuta a Napoli: attraverso la sua biografia viene narrato il periodo in cui, sull'onda della Rivoluzione Francese, alcuni illuministi italiani proclamarono la Repubblica Partenopea, fragilissima e destinata in breve al fallimento.
La scelta del romanzo, preferito ad un testo puramente storiografico, permette a Striano punti di vista plurimi: la voce dei 'lazzari', il popolo napoletano di grado sociale più basso, non avrebbe trovato posto in un lavoro di pura documentazione.
La vita di Eleonora viene ricostruita puntigliosamente, a partire dall'infanzia romana fino al trasferimento a Napoli, dove rimarrà fino alla morte; quella Napoli che lo sguardo di Eleonora così descrive.
' Vi alitavano savia comprensione, indifferenza gentile, meglio ancora supremo senso della vita, in equilibrio tra pietà e disincanto. Tutto (dal grande e nobile, al futile e meschino) acquistava preziosità inestimabile ma, al tempo stesso, non valeva nulla.'
Che tutto si riduca a niente, nada de nada, il resto di niente, lo ricorda, nei mesi di grande caos  della rivoluzione, la domestica Graziella, che ne trae la sua morale di accettazione dello status quo:
' Ognuno nasce co' la parte sua. Nasce prevete e è prevete, nasce zoccola e è zoccola. E po': prievete, zoccole, signure, tutte quante morimmo'.

Il romanzo di Striano nasce da un forte impegno politico e letterario, dalla volontà di ricercare le radici della scomparsa della 'sconfitta' di Napoli e del malessere della contemporaneità: attraverso lo sguardo di Eleonora e dell'amico Sanges, adottando un punto di vista interno alla storia, Striano racconta di quei pochi anni in cui si formò una intellighenzia cittadina attiva che credette di poter rovesciare il regime borbonico senza però riuscire a coinvolgere la spinta anarchica e incontrollabile del popolo che voleva 'liberare'.
Le pagine più coinvolgenti, a mio parere, sono quelle che raccontano le giornate della repubblica partenopea, quando l'utopia deve fare i conti con la realtà e la distanza tra lo slancio teorico e i comportamenti, spesso dettati da 'questioni private', emerge in tutta la sua evidenza. La visione critica di una rivoluzione imposta non intacca però il valore della ricerca di giustizia di alcuni di loro, capaci di coltivare il dubbio e di smascherare le illusioni più pericolose.

'Un giorno, grazie al nostro lavoro, spunteranno fiori, frutti, i bambini mangeranno. Se nessuno s'occupa del giardino il mondo finisce' riflette alla fine Eleonora, rivendicando il proprio lavoro, il proprio impegno nel seminare, far nascere, coltivare idee.

Utilizzando diverse tecniche, dall'accumulazione al flusso di coscienza, e lingue diverse oltre l'italiano (portoghese, francese, napoletano), 'Il resto di niente' ricostruisce con grande precisione un ambiente, un momento storico, una città evidentemente molto amata. La scelta di una donna, come personaggio centrale, arricchisce la storia di un punto di vista diverso, quel 'woman's corner' di cui parlava Virginia Woolf.

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