mercoledì 16 maggio 2018

La più amata di Teresa Ciabatti

Un romanzo di cui si è parlato molto, elogiato da critici e scrittori. Teresa Ciabatti racconta la sua infanzia e la sua adolescenza, alla luce di quello che oggi ha saputo e che allora poteva solo vagamente intuire senza consapevolezza. La sua storia si intreccia con uno dei tanti misteri italiani, il fallito golpe Borghese del 1970 e la massoneria. Ma non è questo l’interesse principale del romanzo, non è sulla ricostruzione precisa di quella che è stata la storia di Lorenzo Ciabatti, primario chirurgo dell’ospedale di Orbetello affiliato alla massoneria, che si trovano le ragioni profonde della scrittura: tutto ruota intorno alla bambina che è cresciuta con quel padre che tanto ha amato e che l’ha profondamente tradita.

La scena iniziale si svolge in piscina, nella piscina della lussuosa villa di Orbetello dove Teresa viveva con la famiglia. L'azzurro del cielo e dell'acqua, un coccodrillo verde con cui gioca la ragazzina. Arriva un uomo, ha una pistola;  il padre dice che se ne deve andare con lui, ma che tornerà presto: si tratta di un sequestro, anche se la moglie e i figli non se ne rendono conto del tutto, un sequestro anomalo, il padre ritorna davvero il giorno dopo. Ma quella piscina e quel sequestro sono il centro di un'infanzia segnata da un contesto familiare e sociale fondato sul potere. Il padre è un uomo ammirato, amato, ossequiato in mille modi nel paese di Orbetello: i pazienti portano al suo studio cibo e animali (una delle prime scene racconta il dono di una gallina da parte di un paziente), medici e infermieri sono sempre disponibili come autisti, muratori, idraulici, commessi (sono loro a comprare i regali che la bambina chiede al padre). Teresa è la sua principessa, o almeno è quello che crede di essere: la più amata. Ma la più amata chiede sempre di più, in una specie di sfida con il silenzio della madre, che dorme, acconsente, non si fa sentire abbastanza: i genitori decidono di allontanarla dal paese, il contatto con una realtà diversa non potrà farle che bene. Da quel momento inizia per Teresa l'esilio dal regno fatato del paesello dove tutti la conoscono, dove è la figlia del dottor Ciabatti e tutti la trattano con riguardo. È la prima prova di quello che sarà poi il suo destino: perdere tutto quello che credeva di possedere per diritto divino, il potere sugli altri e sul padre, il privilegio di essere la più amata dall'uomo più importante di quel microcosmo.
La voce di Teresa Ciabatti adulta si nasconde dentro alla voce della ragazzina, ma spesso è la voce della bambina a impossessarsi dell'adulta che scrive. È una voce esplosiva, tagliente, di una ironia feroce e beffarda, piena di desiderio di rivalsa e rivendicazioni. È la voce di una bambina che è stata ingannata, alla quale è stato offerto un regno fondato sulle tenebre e poi le è stato tolto proprio dal padre tanto amato e ammirato. E’ una voce di grande intelligenza, di grande sensibilità linguistica, un monologo delirante e divertente e molto carico di una sofferenza che viene talmente esibita da alimentare il sospetto che il vero dolore non ci sia stato svelato. Anche se Teresa Ciabatti ha scelto una maschera per sé stessa che gioca sulla esibizione della sincerità, anche scomoda, come l’ammissione di essere una donna di quarantaquattro anni che ancora dà la colpa ai genitori delle proprio mancanze, o patologie, o difficoltà - chiamiamole come vogliamo. E qui sta il limite, a mio parere, di un romanzo molto bello che poteva esserlo di più. La voce dei bambini, quando soffrono  - come quella degli adulti nei tanti momenti di regressione - è un monologo su se stessi. Il mondo intorno, le ragioni degli altri, la voce delle sofferenze diffuse non vengono messe a fuoco: un equilibrio maggiore avrebbe reso ‘La più amata’ non solo un buon romanzo (e buono lo è senz’altro) ma una grande lavoro.

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