Daniel Mendelsohn
Bellezza e fragilità
"La parola "critico", che tende a lasciare un sapore vagamente amarognolo nella bocca della cultura contemporanea ... deriva, per via indiretta, dal termine greco classico krino: giudicare. Criterio è un'altra parola che ha la stessa derivazione"
Nei saggi raccolti in Bellezza e fragilità Daniel Mendelsohn ci offre numerose riflessioni che permettono di capire quale sia la sua capacità di giudicare, distinguere; è una capacità che ci permette di vedere e capire, a proposito di un libro o di un film, elementi che non eravamo stati in grado di scorgere; o che avevamo colto di sfuggita ma per i quali non avevamo trovato parole, ai quali non avevamo dato tempo e spazio per trasformarsi in discorso, in riflessione. Così, a proposito di Brokback Mountains, Mendelsohn ci mostra quanto il film sia una storia di amore omosessuale e in che modo ciò sia reso dall'interpretazione dei protagonisti; a proposito del film di Sofia Coppola su Maria Antonietta ci mostra gli evidenti richiami a Lost in traslation (evidenti dopo che lui ce li ha mostrati); ci fa guardare più a fondo Troy e il suo rapporto con l'Iliade; infine, in uno dei saggi più belli del libro, ci parla delle donne di The hours, libro e film. Nell'orgia informatica nella quale siamo immersi è raro soffermarsi a vedere meglio qualcosa; è raro e difficile trasformare un'esperienza di lettura o la visione di un film in un'occasione per ragionare, confrontare, valutare: criticare è facile se fatto con superficialità, difficilissimo se si tratta di discernere. Ci vuole la pazienza delle fiabe, dove la protagonista deve sedere davanti a un sacco misto di ceci e piselli e dividerli: la pazienza di discernere, scegliere, separare.
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