giovedì 19 luglio 2018

La macchia umana di Philip Roth

La macchia umana è un romanzo potentissimo: Roth è capace di stordire, di trascinare nel gorgo del suo raccontare, pensare e ripensare, scrivere e ancora scrivere una vita per darle un senso e accettarne il non-senso. La macchia umana è la sporcizia che l’uomo lascia nella natura, è l’uomo che pesca nel lago ghiacciato, nella natura incontaminata, un puntino se visto da lontano ma che si può rivelare un concentrato esplosivo di rabbia e dolore e violenza. E’ la macchia nella reputazione, la sporcizia che gli altri vedono in un essere umano, a volte basandosi solo su fraintendimenti e dicerie e interessi. E’ la macchia di caffè nel latte bianco, che impedisce a chiunque di dirsi davvero puro, perché sempre ci sarà una parola detta, un avo lontano, un gesto sbagliato che potranno indicarti come colpevole, sbagliato, indegno. Ed è la macchia dell’inchiostro, delle parole parole parole, che tentano di raccontare ciò che è forse indicibile e che Faunia preferisce ascoltare dalle cornacchie: il gracchiare sgraziato con il quale si afferma la propria bramosia.

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